giovedì 24 settembre 2009

Il concetto di "contenuti" e l'evoluzione del web

Un tempo - era più o meno la fine degli anni '90 - giunse il web. Avere e gestire un sito era qualcosa di speciale, e si cercava di lavorare sui contenuti, scrivendo cose d'interesse e d'approfondimento, le quali venivano puntualmente apprezzate dai frequentatori della propria "parrocchia".
Forse, a tratti, c'era una cultualità - o comunque una poesia - intrinseca a questo fare.

In seguito, il web divenne parte integrante della quotidinaità, e lentamente i contenuti persero importanza. Allora non si scriveva più per il contenuti, ma anzitutto per fare link, per creare contatti, inserire immagini, offrire soluzioni funzionali a scopi materiali.
Il web divenne uno strumento di lavoro e un modo veloce, a volte nevroticamente piacevole ,per ottenere risultati.

Oggi, oggi che il web è più che mai Google, siamo tornati a parlare di contenuti, poichè il più grande motore di ricerca del mondo si rapporta ai siti in base a "criteri semantici".
Ma questi contenuti che veniamo a incontrare, dopo più di dieci anni di disillusione, sono ben diversi dai contenuti del vecchio web.
Sembrerebbe che, i "contenuti" per ciò a cui servono e dunque per quello che sono, tendano ad essersi come congelati.

Prendiamo ad esempio questo post.
Sembrerebbe un post di contenuto. O per lo meno sincero. Ma questi contenuti tendono ad essere incredibilmente limati, ed asserviti ad una logica di comunicazione sintetica che assopisce le lusinghe del non-essere, le quali, a loro volta, permettono la sorgenza di un germe poetico. Il quale tende ora a sopirsi. Detto un po' alla cazzo, ma credo che qualcuno capisca.
In realtà, chi conosce google ed al contempo conosce una prospettiva esistenzialista, (cioè pochissimi), sa che questo post è pilotato dall'infermità, o reso vivo dal congelamento.

Nessun commento:

Posta un commento