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martedì 15 settembre 2015

La cronica normoticità di Geekers

Stasera è tornato il Tuccia e abbiamo pensato di continuare la nostra promenade nel mondo delle webseries youtubiane, d'altronde mia moglie ha dato forfait dopo quella del ragazzo-fantasma che parla con se stesso zombie (difficili le ragazze degli anni '90...) e certe cose è meglio se non le guardi da solo...
Seguendo i consigli di una nota topten abbiamo cominciato la visione di Geekers, che essendo un horror commedy poteva regalarci qualche aggancio al nocciolo originario delle underground series, quello più "controculturale" e esteticamente sovversivo (da cui, un tempo, scaturivano i riferimenti all'horror).
Per chi comincia a seguirci ora: la nostra indagine è volta a svelare quello che abbiamo definito "paradosso". Perchè le webserie, che sono identificabili come genere proprio perchè nascono "dal basso", con pochi soldi e tante idee, hanno sempre meno idee, tanti soldi e ci guardano "dall'alto"?

Probabilmente per molti tra coloro che leggono questo post il problema non esiste o non si pone: una webserie è semplicemente una serie che va su web. Ma dico: se il web è sempre più tutto e ovunque, perchè parliamo di webseries e non semplicemente di series? Forse proprio perchè le prime si distinguono per una tendenza indipendente-individualista e per possibilità personali-originali che il web permette di esprimere.
"Cosa si può fare oggi grazie al web?". Ma la risposta è: le solite cose, e ancora di più le solite, però "meglio"...con più tecnologia...." E si torna al paradosso di cui sopra.

Se esiste un problema di definizione, e quindi di oggettività, allora questo Geekers proprio non ci aiuta anzi rappresenta l'ennesima involuzione. Lo dico pur riconoscendo l'assoluto sbattimento produttivo (io non sono mai riuscito a portare a termine grossi progetti, quindi per me questi ragazzi restano "alieni"...complimenti).
Geekers è una scaletta di luoghi comuni narrativi che non ho realmente la forza di analizzare, fatta da e per persone che vivono una realtà media, normotica e solo vagamente coatta ai quali non riesco a invidiare nulla, tanto meno i successi o le tette della protagonista.
Sono confermate tutte le perplessità sulla genuinità della recitazione, sul disinteresse ad osare un confronto con i soliti schemi narrativi. E poi c'è questa impressione, mentre si guarda con il solito ghigno da ebeti stampato in faccia, che niente sia lì per rivendicare il suo statuto emotivo, gridare il suo essere, quanto per ottenere con semplicità risultati "commercialmene" efficaci (=il sorriso da ebete con la sua recondita matrice masochistica).

...Tutto doveva succedere eccetto arrivare a rimpiangere il ragazzo che parla con se stesso zombie!!! che con il suo fare da venditore porta-a-porta riusciva almeno a farti venir voglia di prenderlo a ceffoni.
Questi primi 4 episodi mi hanno lasciato completamente sfibrato, mi hanno stancato, ho fermato perchè ormai pensavo ad altro, solo il Tuccia sarebbe andato avanti ma forse è per via della grappa.
Diciamo che per ora hanno vinto loro, i loro zombie che non hanno niente di realmente ironico, le loro commedie che farebbero inorridire i maestri della Commedia. E ammetto comunque che le mie facoltà intellettuali sono tartassate. 
Come spettatore critico, sono vinto da un nemico che non riconosco tale, a cui consiglio, forte delle sue vittorie, di ritirarsi in qualche monastero a meditare sul senso della sua attività. E tornare al lavoro tra qualche anno - la forza c'è, la produzione è notevole, ma manca il coraggio di far qualcosa di più autentico.

Perdonatemi, stasera ho perso pure il sarcasmo.
Da dove si ricomincia, domani? Avanti i prossimi.












lunedì 14 settembre 2015

La webserie sul ragazzo che parla con se stesso diventato zombie - continua l'indagine

Prosegue la mia indagine personale sulle webserie indipendenti italiane. Un’indagine quasi certamente destinata al fallimento visto che le webserie che spesso nascono in un clima low-budget e dilettantistico si evolvono poi quasi tutte in senso commerciale. In altri casi nascono già in un contesto di marketing come appendici di altri prodotti - eventi (penso a Milano Underground). Quindi di “indipendente” c’è davvero poco, ormai siamo nel 2015 avanzato, siamo tutti ben tritati da decadi di mass-medializzazione, le nuove generazioni sono cresciute in un ecosistema in cui certe categorie, come appunto “indipendenza” non servono più a sopravvivere intellettualmente, al limite servono ad ibernarsi con serenità. Ed è già tanto!
Eppure se le webserie esistono e sono riconoscibili come genere, è perché attingono ancora all'estetica amatorial-onirico-individualista, e inevitabilmente critica, delle produzioni low-budget della fine dello scorso millennio. Com’è possibile? E' forse un paradosso?

Stasera in cerca di qualche elemento in più mi sono visto Di come diventai Fantasma e Zombi, una webserie che ha avuto il suo successo ma che non conoscevo. Le premesse erano buone vista la tematica horrorifica e l’impostazione drammaturgica speculare (il protagonista convive con lo zombi di se stesso).
Ma anche se la storia è godibile e tutto sommato convincente, ho trovato sostanziale conferma al paradosso suddetto.
In questa serie non avverto niente del potenziale d’inquietudine né tanto meno ironico di cui i malaugurati zombies possono essere catalizzatori. Qui, oltre alla banalità dell’impianto narrativo che è efficace solo perché perpetuamente idoneo all’intrattenimento, esiste probabilmente un problema di recitazione. O meglio, di "opinioni" sulla recitazione...
L'analisi forse ci porterebbe troppo lontano. Dovrei ad esempio riallacciarmi ai discorsi fatti l’altra sera con l'amico Tuccia mentre guardavamo il film su Ligabue (il pittore, non il cantante) e constatavamo la sottile differenza tra la sintesi artistica di un personaggio schizofrenico e la messa in scena schizofrenica del personaggio di un artista. Qui succede la stessa cosa ma con il narcismo... Troppo, trooooppo macchinoso come ragionamento… solo chi ha voglia, intenda.

Comunque, tornando alla webserie in questione, anche se a tratti il protagonista sembra una sorta di venditore di se stesso (pronto a lasciarti la sua brochure e farsi congedare!), e anche se l’interpretazione dello zombie è la più superficiale e schematica che abbia mai visto…le prime puntate strappano più di un sorriso.  ...Un ghigno, per la verità. Ed è già tanto, anche qui!

Ma via, ma via…siamo positivi. Almeno per un attimo, tra zombie e fantasmi, ci siamo sentiti a casa, pur consapevoli che la nostra mente non è tritata meno di quella di tanti altri spettatori. Siamo nel 2015, ormai è andata! Si magna quello che ci stà in tavola, e si ricaca nulla su nulla! Voto 7 pieno, e Buona visione.